© Giancarlo Guzzardi

giovedì 8 febbraio 2007

Io ti ricordo sud

"Io ti ricordo Sud.
Io ti ricordo con la tua immagine selvatica e le tue stelle,
con il tuo silenzio completo come un cerchio che cresce
come un rigoroso e lento muschio.
Io ti ricordo così, esattamente fatto di acque dure,
perfettamente elaborato da radici segrete
che ti attraversano come un cielo terrestre.
Un poco deve riguardarti il rude legname dei tuoi boschi,
la fraganza di fibra che permane nel tuo largo cuore di solitudini
da cui van nascendo bastimenti e città.
E il vento, solo il vento a cui non importa niente e galoppa
portando assiderate storie di sangue e fantasmi.
L’ostinata presenza della pioggia
che danza acqua sola fino ad annegare l’aria.
Più a sud dell’inverno c’è la neve
che si ripete sempre inesauribile e sola.
Io ho nelle mie retine, io ricostruisco
i tuoi contorni di luce e di bufere,
e agli uomini che solo sanno del sole
gli do la tua geografia fatta a pezzi.
Io gli dico che vengo dalle tue spine dure
con un pugno di neve nelle mani
e un vento ribelle nei capelli.
Che nella tua crosta brina l’aratro si angoscia.
Che il cielo è un’immenso campanile
dove stanno i gabbiani e la grandine.
Che ci sono scogliere fatte da schiume
dove il mare scolpisce i suoi bramiti
e che nella luna giaciono i pirati
che non poterono penetrare le tue acque.
Che a volte rabbrividisce la tua pampa solitaria
quando passa un gregge di pecore e latrati,
dove gli astri sognano vicino all’alba
ascoltando canzoni di pioggie e ricordi.
Che dalla tua ampia finestra deborda il paesaggio
fino a dove mi avvicino per guardare gli uccelli.
Io ti ricordo così,
come una inumidita alberata,
come aggiungere alla pietra un più profondo silenzo
che spunta intatto tra alghe e gelidi meridiani.
Tutto è preparato come per un oblio
dal giorno in cui milioni di gocce sollevarono l’acqua.
Non manca nè la fugace presenza di soli e stagioni,
nè forse il tuo complicato puzzle di canali e rocce,
nè forse la tua architettura scoscesa e di orizzonti soli,
nè il cielo che ti sovrabbonda,
nè la bruma, nemica della luce.
Lì rimani, cadendo dalla carta,
battendo la più agreste argilla della mia infanzia,
sostenendo la tua lontananza come se fosse un’aria,
sempre nell’atto di aspettare rondini.
Io ti ricordo così,
come un regalo innecessario del sole."
*Rolando Càrdenas*

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