© Giancarlo Guzzardi

venerdì 25 maggio 2007

le Cascate Iguaçu, il tuono che fuma

Chi non ricorda la grande interpretazione di Robert De Niro nel film Mission, quando nel ruolo di un giovane e irruente hidalgo, gravato dall'immane peso di armi e peccati, tra spruzzi d'acqua, muschi e rocce viscide, sale una impossibile bastionata rocciosa che segnerà simbolicamente nel personaggio la sua morte e rinascita? Quel muro di rocce e di acqua erano nel film, e lo sono nella realtà, le cascate Iguacù: una barriera naturale tra l'altopiano amazzonico e il bacino del fiume Paranà.
Tra il 1608 ed il 1767 era questa terra di missioni, un lembo di territorio incuneato tra i fiumi Paranà ed Uruguay, dove missionari gesuiti, armati solo della fede e di un grande coraggio, tentarono un disperato "esperimento" con la creazione e organizzazione di comunità tra gli Indios Guaranì, per strappare questa gente all'umiliazione, alle razzie e alla brutalità dei regni di Spagna e Portogallo che si erano spartiti quei territori. Questo esperimento e le relative "reduciones", così furono chiamati i villaggi, ebbero un triste ed amaro epilogo. Il film ne ripercorre in sintesi le vicende.


Proprio gli Indios Guaranì tramandano una leggenda che racconta l'origine delle cascate. Questi indios, che ancora oggi lottano per sopravvivere sulle loro terre, considerano le cascate come opera del loro Dio Serpente, signore del mondo.
La leggenda narra di Naipi, la bellissima figlia di un capotribù, così bella da essere destinata ad essere sposa di M'Boy, il Dio Serpente e a servirlo in cambio di protezione, prosperità e ricchezza per l'intero villaggio. Ma l'amore scocca i suoi pericolosi strali anche nel riverbero verde della foresta pluviale, dove la bella Naipi si innamora perdutamente di un giovane guerriero. Rompendo il patto che la lega con devozione al dio, la giovane dagli occhi scuri e dai capelli colore del cocco, fugge con il suo amato nella selva, lungo il fiume. Quando Dio Serpente scopre il gesto di Naipi è travolto dall'ira e per vendicarsi con la sua enorme coda crea una spaccatura nella roccia, facendovi precipitare il fiume, insieme ai due giovani innamorati, trasformando così Naipi in una roccia ai piedi della cascata ed il suo innamorato in una palma sospesa per sempre sul bordo dell'abisso.



Per la geologia la morfogenesi delle cascate è meno romantica: 120 milioni di anni fa, nel Cretaceo, lo scoscendimento fu originato dall’apertura di una larga e profonda fenditura nella crosta terreste. Le imponenti cascate sono invece costituite dalla confluenza del Rio Paranà con il Rio Iguacù. Quest’ultimo, dopo aver percorso centinaia di chilometri nell'impenetrabile selva, si apre in un ampio semicerchio gettandosi nel vuoto, formando circa 350 salti d’acqua, con una portata di 1550 metri cubi al secondo, prima di ricongiungersi al Rio Paranà. Qui, tra arcobaleni, grandi farfalle multicolori e una fitta vegetazione, il fiume largo circa quattro chilometri, continua la sua placida discesa verso il mare.
giancarlo

sabato 5 maggio 2007

Penisola Valdes, Chubut

Un lembo di deserto che affaccia sui flutti dell’Atlantico e precipita nelle onde oceaniche, fra ripide scogliere popolate da colonie di leoni ed elefanti marini. Poco più a sud, il silenzioso passaggio delle balene franco-australi.




Nel cielo tempestoso, tra le nuvole gonfie di pioggia, il volo maestoso degli ultimi condor.

Giancarlo