© Giancarlo Guzzardi

mercoledì 4 aprile 2007

Un ricordo intenso

Durante il mio viaggio in Argentina ho bevuto il màte due volte. È stato stranissimo: due esperienze completamente diverse.
La prima vola che ho incontrato la “zucca” ero sul pulmino che mi portava a Punta Tombo per vedere i pinguini. Pur non soffrendo il mal d’auto, tre ore di sterrato in mezzo al nulla incominciavano a minare il mio stomaco. L’autista e il suo assistente stavano preparando il màte; incredibile come riescano a non versarsi addosso l’acqua bollente e a bere màte in qualsiasi momento! Forse il pallore della mia faccia o la curiosità con cui li guardavo hanno fatto il resto: due minuti dopo stavo bevendo da una zucca una strana bevanda amara e, con tutto il rispetto, non troppo gradevole, utilizzando una strana cannuccia comunitaria.
Non ho chiesto molto su questa tradizione, ma mi sentivo parte di un rituale “diverso”, o forse così mi piaceva pensare. La cosa più strana erano le facce degli altri viaggiatori, quasi tutti schifati, ma a dire il vero in quel momento è stata l’ultima cosa a cui ho pensato.


Forse la prima volta non si scorda mai, ma in questo caso non dimenticherò neppure la seconda. Ero alle cascate di Iguazù, sul lato argentino e pioveva come non avevo mai visto in vita mia. La maggior parte dei turisti se ne stava rintanata nei bar, ma siccome l’acqua è il mio elemento, con un sano pizzico di incoscienza mi aggiravo nel parco, su e giù per le passerelle vuote e scivolose. Ormai ero talmente bagnata che ripararmi non sarebbe servito a nulla.
Seduta su una passerella con i piedi penzoloni nel vuoto, contemplavo le cascate: riescono ad essere incredibili anche in un giorno cosi inclemente! All’improvviso mi sento chiamare, mi volto ed un gruppetto di guide del parco, in pausa forzata, mi offrono un sorso della loro mistura.
Sarà stato il freddo, la pioggia o la vicinanza del caldo Brasile, ma quel màte risultava essere completamente diverso da quello assaggiato a Punta Tombo: era dolciastro, con un retrogusto di frutta.

In definitiva non posso dire che il màte sia stata la cosa più gradevole che abbia gustato in Argentina, ma sicuramente è uno dei ricordi più intensi che ho di questo paese.
Sabrina
Gerbino

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